L’appello al CNF va depositato presso il COA locale

In tema di procedimento disciplinare, il ricorso al C.N.F. va depositato presso gli uffici del COA territoriale che ha emesso il provvedimento impugnato, a pena di inammissibilità dell’appello (Nella specie, il ricorso era stato presentato direttamente al CNF). Consiglio Nazionale Forense (Pres. f.f. VERMIGLIO – Rel. BERRUTI), sentenza del 22 settembre 2012, n. 130

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Inibito (anche al praticante) l’esercizio della professione per il tramite di una società commerciale

Il praticante ammesso all’esercizio del patrocinio che svolga attività stragiudiziale è vincolato ad osservare i doveri deontologici esistenti per gli avvocati che svolgono la stessa attività, stante la parificazione, sotto il profilo disciplinare, tra praticante ed avvocato operata dall’art. 57 del regio decreto 22 gennaio 1934, n. 37, recante norme integrative ed attuative del regio […]

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Obbligo di corrispondere con il collega e (inevaso) impegno della controparte di avvisarlo personalmente

E’ obbligo deontologico, che discende dai principi generali di correttezza e lealtà verso i colleghi, di non prendere accordi con la controparte né comunque a partecipare ad accordi intervenuti con la stessa, quando sia assistita da un avvocato, senza che quest’ultimo sia avvertito; tale obbligo sussiste anche in cui la controparte si impegni ad avvertire […]

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Il CNF non deve motivare il proprio dissenso rispetto alle conclusioni del pubblico ministero

La mancata menzione, nella decisione del Consiglio Nazionale Forense, del contenuto delle conclusioni del pubblico ministero non è causa di nullità della pronunzia, nè concretizza un vizio di motivazione della decisione l’omessa giustificazione dell’eventuale dissenso rispetto a tali conclusioni. Cassazione Civile, sentenza del 10 dicembre 2003, n. 18838, sez. U- Pres. Ianniruberto G- Rel. Lupo […]

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E’ illecito notificare copia semplice della sentenza personalmente alle controparti

Pone in essere un comportamento contrario all’obbligo nascente dall’art. 27 del codice deontologico, il professionista che faccia notificare copia semplice della sentenza direttamente alle controparti costituite e non al Collega che le rappresenti, giacché, trattandosi di copia semplice priva di ogni valenza giuridica processuale e/o negoziale, la notifica ha natura di normale comunicazione epistolare, che, […]

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Il giudizio sulla rilevanza deontologica di un fatto spetta agli organi disciplinari (non alla Cassazione)

Non è censurabile in sede di legittimità il giudizio del Consiglio nazionale forense che, nell’esercizio del suo potere disciplinare, abbia considerato come contraria alla dignità ed al decoro della professione forense l’omesso deposito dei motivi d’appello contro una sentenza penale dopo la dichiarazione di impugnazione; è pertanto inammissibile il motivo di censura della legittimità del […]

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La mancata audizione dei testi indicati dall’incolpato

Il Consiglio dell’Ordine nella sua funzione di Giudice della Deontologia, ha ampio potere discrezionale nel valutare la conferenza e la rilevanza delle prove dedotte in virtù del principio del libero convincimento, sicché non determina nullità della decisione l’omessa audizione dei testi indicati, quando risulti che il Consiglio abbia ritenuto le testimonianze insufficienti ai fini del […]

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Gli atti idonei ad interrompere la prescrizione dell’azione disciplinare

La prescrizione estintiva quinquennale prevista dall’art. 51 del R.D.L. 27 novembre 1933 n. 1578 per l’esercizio dell’azione disciplinare nei confronti di avvocati o procuratori viene interrotta non solo dalla promozione della suddetta azione disciplinare – promozione che ha efficacia interruttiva istantanea, ai sensi dell’art. 2943 cod. civ. – ma anche dai successivi atti compiuti dal […]

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Il mancato pagamento della parcella giustifica il recesso ma non la negligenza professionale

In tema di esercizio della professione forense, l’asserita mora del cliente nel corrispondere il compenso può giustificare il recesso del professionista dal rapporto di prestazione d’opera – recesso che deve comunque avvenire senza pregiudizio del cliente stesso, ai sensi dell’art. 2237 cod. civ. – ma non giustifica in alcun modo lo svolgimento della prestazione senza […]

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