Il dies a quo della prescrizione disciplinare nel caso di illecito deontologico permanente o continuato

Il dies a quo per la prescrizione dell’azione disciplinare va individuato nel momento della commissione del fatto solo se questo integra una violazione deontologica di carattere istantaneo che si consuma o si esaurisce al momento stesso in cui viene realizzata; ove invece la violazione risulti integrata da una condotta protrattasi e mantenuta nel tempo, la […]

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Responsabilità disciplinare e sentenza penale che dichiara la prescrizione del reato

La sentenza penale che dichiari la prescrizione del reato non spiega alcuna automatica efficacia in ordine alla responsabilità disciplinare dell’incolpato in quanto quest’ultima, autonoma rispetto a quella penale, si collega alla violazione delle regole di comportamento dell’avvocato poste a garanzia e tutela della dignità e decoro della classe forense. Consiglio Nazionale Forense (pres. Alpa, rel. […]

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Il COA di Parma formula un quesito in merito alla possibilità, per il Consiglio dell’Ordine, di riconoscere il periodo di tirocinio presso gli uffici giudiziari ai sensi dell’art. 73 del DL n. 69/13 ai fini del compimento di un anno di pratica forense, fermo restando l’obbligo di svolgimento di un semestre ulteriore di tirocinio presso lo studio di un avvocato.

La Commissione si è già espressa, sul punto, con il proprio parere n. 110/2014, che si riporta integralmente: Quesito n. 441, COA di Ferrara, Rel. Cons. Merli Parere 10 dicembre 2014, n. 110 Il COA di Ferrara chiede di sapere, in primo luogo, se sia possibile riconoscere al praticante che ha svolto, implicitamente con successo, […]

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Il COA di Sciacca, chiede quale sia la sussistenza e l’effettiva consistenza dei poteri di controllo dei Consigli degli Ordini riguardo alle domande d’iscrizione nell’Elenco degli Avvocati Stabiliti presentate da cittadini italiani che abbiano conseguito il titolo di abilitazione all’esercizio della professione in altro stato membro dell’Unione Europea, dopo la decisione della Corte di Giustizia UE n.58/2013.

In risposta al quesito posto, la Commissione ritiene di dover rispondere nei seguenti termini. Alla presentazione di una domanda d’iscrizione nell’Elenco degli Avvocati Stabiliti da parte di cittadini italiani che abbiano conseguito il titolo di abilitazione all’esercizio della professione in altro stato membro dell’Unione Europea, il Consiglio dell’Ordine deve valutare la sussistenza dei requisiti di […]

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Verona pone il seguente quesito: “Per quali praticanti abilitati al patrocinio vige l’obbligo, previsto dall’art. 41, comma 12, della legge n. 247 del 2012 di svolgere attività solo di sostituzione dell’avvocato presso il quale viene svolta la pratica?”.

La Commissione osserva preliminarmente quanto segue. È pacifico che, da un lato, risulti formalmente decorso dal 2 febbraio 2005 il termine entro il quale, ex art. 48 Legge n. 247/2012, l’accesso all’esame di abilitazione restava disciplinato dalle disposizioni vigenti. Dall’altro, non può però essere ignorato che l’art. 41, comma 13, del medesimo provvedimento preveda l’adozione […]

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Il COA di Milano chiede di sapere se debba essere richiesto o meno il requisito della residenza del praticante nel circondario del Tribunale ove ha sede il Consiglio dell’Ordine, sia nel caso di praticante che chiede l’iscrizione esibendo attestato della Scuola di Specializzazione, sia nel caso di praticante che dichiara di svolgere la pratica presso uno studio.

La fattispecie, già in precedenza regolata dall’art. 17 del R.D. 1578/33, trova la sua fonte normativa nell’art. 7 espressamente richiamato dall’art. 40, comma 3 della L. 247/2012, che, eliminato il concorrente requisito della residenza di cui alla previgente legislazione, prescrive che l’Avvocato si debba iscrivere nell’Albo del circondario del Tribunale del luogo ove ha il […]

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Si chiede, in relazione all’art. 32 della legge 31.12.2012 n. 247, come debba essere interpretato il 1° comma della norma il quale prevede che i “consigli dell’ordine composti da nove o più membri possono svolgere la propria attività mediante commissioni di lavoro composte da almeno tre membri, che devono essere tutti presenti ad ogni riunione per la validità delle deliberazioni” e, ulteriormente, se le commissioni previste dal citato articolo debbano essere considerate collegio perfetto e, nell’ipotesi in cui siano composte da un numero superiore a tre, se possano validamente deliberare a maggioranza semplice.

L’art. 32 L. 247/2012 1° c. individua la composizione minima della sezione ma non esclude, evidentemente, che essa possa essere costituita con un maggior numero di componenti: il quorum costitutivo coincide quindi con quello deliberativo nella sola ipotesi di commissione composta da tre membri dovendosi, qualora il numero di componenti sia maggiore di tre, applicare […]

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Il COA di Latina formula il seguente quesito: “se la recente normativa sulla iscrizione nelle liste dei difensori d’ufficio, che tra l’altro prevede a tal fine il superamento di un corso della durata minima di 90 ore sia applicabile anche ai corsi iniziati nella vigenza della precedente normativa con termine nella vigenza di quella attuale, e se, pertanto, con il superamento del corso iniziato nella vigenza della precedente normativa, i corsisti potranno essere iscritti nelle liste dei difensori d’ufficio”.

La risposta è resa nei termini seguenti. La fattispecie richiamata dal COA richiedente è espressamente contemplata dal Regolamento CNF recante “Regolamento per la tenuta e l’aggiornamento dell’elenco unico nazionale degli avvocati iscritti negli albi disponibili ad assumere le difese di ufficio”, adottato nella seduta del 22 maggio 2015 e pubblicato in data 10 giugno 2015. […]

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L’illecito disciplinare “atipico”

Il nuovo Codice Deontologico Forense è informato al principio della tipizzazione della condotta disciplinarmente rilevante, “per quanto possibile” (art. 3 c. 3 L. 247/2012), poiché la variegata e potenzialmente illimitata casistica di tutti i comportamenti (anche della vita privata) costituenti illecito disciplinare non ne consente una individuazione dettagliata, tassativa e non meramente esemplificativa. Conseguentemente, ove […]

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Il giudicato penale non preclude una rinnovata valutazione dei fatti in sede disciplinare

Il giudicato penale non preclude una rinnovata valutazione in sede disciplinare dei fatti accertati penalmente, essendo diversi i presupposti delle rispettive responsabilità e dovendo rimanere fermo il solo limite dell’immutabilità dell’accertamento dei fatti, nella loro materialità, operato dall’autorità giudiziaria. E’ infatti inibito al giudice della deontologia di ricostruire l’episodio posto a fondamento dell’incolpazione in modo […]

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