Il cerimoniale diplomatico della Repubblica chiede di sapere se sia possibile acquisire informazioni circa le motivazioni di un procedimento disciplinare a carico di un legale che rappresenta un lavoratore di una Ambasciata, che risulti sospeso dall’esercizio della professione, e se tali sanzioni possano ripercuotersi sulla legittimazione del suddetto avvocato.

La risposta è nei seguenti termini: La sospensione in sede disciplinare consiste nell’esclusione temporanea dall’esercizio della professione dell’avvocato o del praticante che sia stato riconosciuto responsabile di comportamenti gravi, o nelle ipotesi in cui non vi siano le condizioni per l’irrogazione della sola censura. Nel periodo di sospensione dalla professione, l’avvocato deve astenersi dal compiere, […]

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Il COA di Bologna chiede un parere in ordine al susseguirsi della normativa in tema di abilitazione del praticante avvocato ed in particolare chiede: a) se il praticante abilitato secondo le modalità della normativa in vigore prima dell’entrata in vigore della L. 247/12 possa proseguire, sino alla scadenza del periodo di patrocinio, secondo le disposizioni previgenti o se “ricada automaticamente sotto la nuova disciplina del patrocinio c.d. sostitutivo”; b) nella ipotesi in cui debba ritenersi applicabile la nuova normativa, si chiede se il praticante abilitato debba formulare una richiesta all’Ordine nell’ambito della quale venga dichiarato “di optare per il nuovo regime del patrocinio c.d. sostitutivo”; c) se il praticante autorizzato al patrocinio secondo le modalità previgenti, subisca o meno le limitazioni dettate dalla L. 247/12 (si legge: “assomma in sé le facoltà e i limiti di esercizio delle due discipline oppure da quale delle due diverse normative deve essere disciplinato l’esercizio del suo patrocinio?”).

La commissione ritiene che la risposta ai quesiti debba essere tratta dall’art. 1 co. 2° D.M. 17 marzo 2016 n. 70, entrato in vigore il 3 giugno 2016 ove si dispone che “il presente regolamento” – e quindi la normativa di cui all’art. 41della nuova legge professionale – “si applica ai tirocini iniziati a partire […]

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Le eccezioni al divieto di corrispondenza con la controparte munita di difensore (art. 41 cdf, già art. 27, codice deontologico forense) non hanno carattere tassativo

Sia nel codice deontologico relativo alla professione forense previgente, che in quello attualmente in vigore, l’elencazione delle eccezioni al divieto di inviare direttamente corrispondenza alla controparte ha una portata meramente esemplificativa, rientrandovi anche le ipotesi, non specificamente previste, nelle quali il collega della controparte sia stato informato o la corrispondenza sia stata inviata anche a […]

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Domicilio digitale e avvocato extra districtum: i termini “breve” e “lungo” per l’impugnazione in Cassazione delle sentenze CNF

La proposizione del ricorso per cassazione contro le decisioni rese dal Consiglio nazionale forense su provvedimenti disciplinari a carico di avvocati è soggetta al termine cd. lungo di cui all’art. 327 c.p.c. ove non vi sia stata valida notificazione d’ufficio della decisione impugnata e nessuna delle parti interessate abbia provveduto alla notificazione stessa di propria […]

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Procedimento disciplinare: inammissibile la rideterminazione della (abrogata) cancellazione in via di “incidente di esecuzione”

Le funzioni esercitate in materia disciplinare dai Consigli dell’Ordine degli Avvocati, così come il relativo procedimento, hanno natura amministrativa e non giurisdizionale, sicché essi non hanno il potere di conoscere dell’esecuzione delle sanzioni irrogate nei confronti degli iscritti, non potendosi in senso contrario invocare l’art. 35 del Regolamento C.N.F. n. 2 del 2014, la cui […]

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I limiti al sindacato di Legittimità sulle sentenze CNF

Le decisioni del Consiglio Nazionale Forense in materia disciplinare sono impugnabili dinanzi alle Sezioni Unite della S.C, ai sensi dell’art. 56, comma 3, del r.d.l. n. 1578 del 1933, soltanto per incompetenza, eccesso di potere e violazione di legge, nonché, ai sensi dell’art. 111 Cost., per vizio di motivazione, con la conseguenza che, salva l’ipotesi […]

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L’incolpato non ha il diritto (assoluto) di porre qualsivoglia domanda all’esponente sentito quale testimone

L’incolpato può assistere all’audizione dell’esponente come teste e, prendendo la parola per ultimo, può difendersi e contraddire in ordine a tutto quanto affermato dall’esponente stesso, al quale tuttavia egli non ha il diritto insindacabile di rivolgere qualsivoglia domanda, la cui ammissibilità, infatti,  è pur sempre soggetto al giudizio di rilevanza e pertinenza rimesso all’apprezzamento discrezionale del […]

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La riqualificazione del capo di incolpazione non vìola, di per sè, il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato

Per aversi violazione del principio di correlazione tra fatti contestati e quelli assunti a base della decisione, occorre una trasformazione radicale, nei suoi elementi essenziali, del fatto concreto, sì da pervenire ad un’incertezza sull’oggetto dell’addebito da cui scaturisca una reale violazione del principio del contraddittorio e dei diritti della difesa. Ne consegue che l’indagine volta […]

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