ART. 9 E 50 CDF – INTRODUZIONE DI PROVE FALSE – RESPONSABILITÀ DISCIPLINARE AUTONOMA

Vìola i doveri di probità, dignità, decoro, indipendenza e verità l’avvocato che produce in giudizio una lettera di costituzione in mora alterata, nel tentativo di dimostrare l’interruzione della prescrizione (nella specie, in una controversia per risarcimento danni da circolazione stradale. In applicazione del principio di cui in massima, il CDD ha ritenuto congrua l’irrogazione della […]

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Inadempimento al mandato – Omessa informazione al cliente – Prescrizione e illeciti disciplinari a carattere permanente – Termine di decorrenza

L’inadempimento del mandato professionale (art. 26 CDF) e l’omessa informazione al cliente (art. 27 CDF) hanno carattere permanente in quanto il pregiudizio arrecato ai valori protetti cessa solo con il venir meno della condotta; in particolare, ai fini della individuazione del momento di cessazione della permanenza e del contestuale inizio di decorrenza del termine prescrizionale […]

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SOMME INCASSATE PER CONTO DEL CLIENTE – COMPENSAZIONE – VIOLAZIONE ART 31 CDF – SUSSISTENZA

Integra illecito disciplinare il comportamento dell’avvocato che trattenga somme ricevute per conto della parte assistita, in assenza del suo consenso e comunque in violazione dell’art. 31 cdf, imputandole a pagamento del proprio onorario, anche perché in ambito disciplinare non trovano applicazione le norme civilistiche sulla compensazione poiché la condotta richiesta all’avvocato è diversa ontologicamente ed […]

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ESTINZIONE DEL REATO PER CONDOTTA RIPARATORIA – VIOLAZIONE DEGLI ARTT. 9 E 50 CODICE DEONTOLOGICO VIGENTE – SUSSISTENZA

Vìola, comunque, il dovere di probità, correttezza e verità il professionista che, resosi autore di un illecito penale, abbia riparato interamente il danno cagionato, oltre ad aver eliminato, ove possibili, le conseguenze dannose o pericolose del reato.La sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato ex art 162 ter cp. non fa venire meno […]

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PROCURA ALLE LITI AZIONATA SUCCESSIVAMENTE AL DECESSO DELLA PARTE ASSISTITA VIOLAZIONE DEGLI ARTT. 1 COMMI 1, 9 e 27 CDF

L’attività dell’avvocato che avvia procedimenti giudiziari (nella specie, opposizione a cartelle esattoriali) per conto di soggetti deceduti, senza previa verifica dell’esistenza in vita e della volontà degli stessi di intraprendere tali azioni, integra illecito disciplinare ai sensi degli artt. 1, 9, 12 e 27 del CDF, anche in assenza di dolo. Consiglio distrettuale di disciplina […]

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Art. 52 CDF – Divieto di uso di espressioni offensive o sconvenienti – Ambito di applicazione

Nell’applicare la norma di cui all’art. 52 CDF, che vieta all’avvocato l’uso di espressioni offensive o sconvenienti negli scritti in giudizio o nell’esercizio dell’attività professionale, nei confronti di colleghi, magistrati, controparti o terzi, occorre considerare l’esatto contesto in cui l’espressione sconveniente viene pronunciata, al fine di poter valutare con precisione la sua reale portata offensiva […]

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Inammissibile l’impugnazione al CNF carente della specificità dei motivi del gravame

La specificità dei motivi del gravame, necessaria al fine della ammissibilità del ricorso al CNF richiede l’indicazione chiara ed inequivoca, ancorchè succinta, delle ragioni di fatto e di diritto della doglianza, tale da consentire l’esatta identificazione dei limiti del devolutum e, quindi, delle questioni che si intendono sottoporre al riesame, con la conseguenza che va […]

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Illecito disciplinare: la coscienza e volontà delle azioni o omissioni deontologicamente rilevanti

In materia di illeciti disciplinari, la «coscienza e volontà delle azioni o omissioni» di cui all’art. 4 del nuovo Codice deontologico consistono nel dominio anche solo potenziale dell’azione o omissione, che possa essere impedita con uno sforzo del volere e sia quindi attribuibile alla volontà del soggetto. L’agente resta scriminato solo se vi sia errore […]

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La suitas, quale elemento soggettivo (sufficiente) dell’illecito disciplinare

Ai fini della sussistenza dell’illecito disciplinare, è sufficiente la volontarietà del comportamento dell’incolpato e, quindi, sotto il profilo soggettivo, è sufficiente la “suitas” della condotta intesa come volontà consapevole dell’atto che si compie, dovendo la coscienza e volontà essere interpretata in rapporto alla possibilità di esercitare sul proprio comportamento un controllo finalistico e, quindi, dominarlo. […]

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