Il divieto di espressioni sconvenienti ed offensive è previsto a difesa della dignità e del decoro della professione

Le espressioni sconvenienti ed offensive (art. 52 cdf) assumono rilievo di per sé, indipendentemente dal contesto in cui sono utilizzate e dalla attendibilità dei fatti che ne costituiscono oggetto, essendo il relativo divieto previsto a difesa della dignità e del decoro della professione, che, anche in presenza di condotte criticabili o perfino illecite dei colleghi […]

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L’impugnazione tardiva è inammissibile

E’ inammissibile in quanto tardivo l’appello proposto oltre il termine di legge, giacché i termini per la impugnazione delle decisioni sono perentori e non possono pertanto essere prorogati, sospesi o interrotti, se non nei casi eccezionali espressamente previsti dalla legge (Nel caso di specie trattavasi di impugnazione avverso la sanzione disciplinare del CDD, proposta oltre […]

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La rinuncia all’impugnazione al CNF comporta la stabilizzazione della decisione impugnata

La rinuncia all’impugnazione proposta da parte del ricorrente determina la immediata estinzione del relativo procedimento per cessazione della materia del contendere e conseguente stabilizzazione della delibera impugnata, non essendo a tal fine necessaria la sua accettazione da parte dell’appellato. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Cosimato), sentenza n. 187 del 21 ottobre 2022

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L’avvocato sospeso, radiato o cancellato dall’albo non può proporre ricorso al CNF in proprio

E’ inammissibile il ricorso sottoscritto personalmente da professionista che, al tempo della sua proposizione, sia privo dello jus postulandi perché sospeso, radiato o cancellato dall’albo, con provvedimento già esecutivo, nel qual caso l’impugnazione dovrà essere necessariamente proposta a mezzo di avvocato iscritto all’albo delle giurisdizioni superiori, munito di procura speciale. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. […]

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Procura speciale alle liti: al procedimento dinanzi al CNF si applica la sanatoria e/o ratifica ex art. 182 cpc

L’art. 182, comma secondo, cod. proc. civ., nel testo modificato dall’art. 46 della legge 18 giugno 2009, n. 69, è applicabile al procedimento dinanzi al Consiglio Nazionale Forense, seppur limitatamente al caso di impugnazione proposta mediante difensore cassazionista privo di procura (speciale), quindi non pure allorché il ricorso sia originariamente proposto in proprio da soggetto […]

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AMMISSIONE DI RESPONSABILITA’ E RAVVEDIMENTO DELL’INCOLPATO – REQUISITI NECESSARI AI FINI DELL’ATTENUAZIONE DELLA SANZIONE

L’incolpato che si determina, successivamente all’autonomo accertamento delle condotte contestategli, ad ammettere la propria responsabilità non può beneficiare di una riduzione della sanzione in presenza di fatti estremamente gravi e di un pentimento rivolto, in un’ottica solipsistica, alle conseguenze negative che le sue azioni hanno avuto sul piano personale piuttosto che al danno arrecato all’immagine […]

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ELEMENTO PSICOLOGICO DELL’ILLECITO DEONTOLOGICO

In assenza di documentazione medica certificante un disturbo della personalità idoneo ad annullare la sfera volitiva ed in presenza di elementi probanti la consapevolezza del disvalore etico e dell’illiceità penale del proprio agire, deve essere affermata la volontarietà e coscienza della condotta contestata all’incolpato. Consiglio distrettuale di disciplina di Napoli (pres. Palumbo, rel. Ausiello), decisione […]

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SUSSUNZIONE DELLE CONDOTTE SOTTO LE PREVISIONI DEL CDF

Il Giudice disciplinare deve accertare la sussumibilità delle condotte assunte dall’incolpato sotto le previsioni del C.D.F. e non già provvedere alla esatta qualificazione giuridica della fattispecie di reato da esse integrata.(In applicazione del principio di cui in massima, la Sezione ha ritenuto irrilevanti, ai fini del decidere, la distinzione penalistica tra il reato p. e […]

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DERUBRICAZIONE DEL REATO – IRRILEVANZA IN SEDE DISCIPLINARE

In sede disciplinare rileva la condotta tenuta dall’incolpato in quanto sussumibile nelle violazioni deontologiche contestategli e ciò a prescindere dalla sua rilevanza penale o dalla sua sussumibilità in talune piuttosto che in altre fattispecie incriminatrici. Conseguentemente, la derubricazione del reato contestato in altro meno grave non assume alcun rilievo ai fini dell’accertamento della responsabilità deontologica. […]

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