La condanna agli effetti civili da parte del giudice penale ha efficacia di giudicato in sede disciplinare

La sentenza penale definitiva che, dopo la condanna in primo grado, proscioglie l’imputato per amnistia o prescrizione, contestualmente pronunciandosi sulle restituzioni o il risarcimento dei danni cagionati dal reato a favore della parte civile (art. 578 cpp) ha efficacia di giudicato nel giudizio disciplinare quanto all’accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e […]

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Principio del libero convincimento in sede disciplinare: il Giudice della deontologia valuta discrezionalmente la conferenza e la rilevanza delle prove dedotte

Il Giudice della deontologia ha ampio potere discrezionale nel valutare la conferenza e la rilevanza delle prove dedotte in virtù del principio del libero convincimento, con la conseguenza che la decisione assunta in base alle testimonianze ed agli atti acquisiti in conseguenza degli esposti deve ritenersi legittima, allorquando risulti coerente con le risultanze documentali acquisite […]

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Irrilevante in sede disciplinare la sentenza penale di assoluzione (che non sia di proscioglimento perché il fatto non sussiste o perché l’imputato non lo ha commesso)

In tema di rapporti tra giudizio penale e giudizio disciplinare, la sentenza irrevocabile di condanna pronunciata nel primo ha efficacia di giudicato nel secondo quanto all’accertamento del fatto, alla sua eventuale illiceità penale ed all’affermazione che l’imputato lo ha commesso. Nel caso di proscioglimento in sede penale occorre invece distinguere: qualora l’assoluzione sia stata pronunciata […]

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Il giudice della deontologia non ha l’obbligo di confutare esplicitamente tutte le tesi ed emergenze istruttorie non accolte

Anche in tema di procedimento disciplinare a carico degli avvocati, il giudice non ha l’obbligo di confutare esplicitamente le tesi non accolte né di effettuare una particolareggiata disamina degli elementi di giudizio non ritenuti significativi, essendo sufficiente a soddisfare l’esigenza di adeguata motivazione che il raggiunto convincimento risulti da un esame logico e coerente, non […]

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Divieto di agire nei confronti dell’ex cliente: irrilevante il consenso del cliente stesso (e legittime le ipotesi sine die)

Con riferimento ai limiti relativi all’assunzione di un incarico professionale nei confronti di un ex cliente (art. 68 cdf), l’irrilevanza del consenso del cliente (il quale non scrimina l’illecito) e l’assenza di un termine -altrimenti biennale- nelle specifiche ipotesi previste dall’art. 68 cdf cit. sono entrambi precetti conformi alle norme comunitarie regolatrici della materia, affermati […]

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Divieto di assumere l’incarico nei confronti dell’ex cliente: sufficiente una prestazione professionale nella più ampia definizione di assistenza

Il divieto di assumere l’incarico nei confronti dell’ex cliente (art. 68 cdf, già art. 51 codice previgente), prescinde dalla natura giudiziale o stragiudiziale dell’attività prestata a favore di quest’ultimo, giacché è sufficiente una prestazione professionale nella più ampia definizione di assistenza, così come è irrilevante il motivo per il quale la dismissione del mandato sia […]

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La riqualificazione del capo di incolpazione non vìola, di per sè, il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato

Per aversi violazione del principio di correlazione tra fatti contestati e quelli assunti a base della decisione, occorre una trasformazione radicale, nei suoi elementi essenziali, del fatto concreto, sì da pervenire ad un’incertezza sull’oggetto dell’addebito da cui scaturisca una reale violazione del principio del contraddittorio e dei diritti della difesa. Ne consegue che l’indagine volta […]

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Sospensione dall’esercizio della professione: il “periodo presofferto” in sede cautelare va computato nel periodo di espiazione della sanzione disciplinare

La sospensione cautelare, già sofferta, deve essere computata, dal COA di competenza, nel periodo di espiazione della sospensione disciplinare irrogata per il medesimo fatto (art. 62, co. 8, L. n. 247/2012 e art. 35, co. 6, Reg. CNF n. 2/2014 sul Procedimento disciplinare). Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Arnau), sentenza n. 102 del […]

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L’integrazione da parte del CNF della motivazione carente o mancante della decisione del Consiglio territoriale

Il CNF è abilitato ad integrare una motivazione eventualmente insufficiente e finanche a modificare le ragioni poste a sostegno della decisione impugnata, nonché addirittura ad esplicitare le ragioni di una decisione non sopportata da alcuna motivazione. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Arnau), sentenza n. 102 del 27 marzo 2024

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