Illecito disciplinare: la gravità deontologica della condotta non deve essere specificamente contestata all’incolpato

Nel procedimento disciplinare a carico degli avvocati, gli elementi valutati in concreto per la determinazione della specie e dell’entità della sanzione non attengono all’an od al quomodo della condotta, ma solamente alla valutazione della sua gravità e devono, in sostanza, reputarsi quali meri parametri di riferimento a questo solo scopo, in quanto tali analoghi a […]

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L’incolpazione non richiede una particolareggiata esposizione delle modalità dei fatti che integrano l’illecito

Nel procedimento disciplinare non si ha diritto ad una contestazione articolata in una minuta, completa e particolareggiata esposizione delle modalità dei fatti che integrano l’illecito, tanto che l’indagine volta ad accertare la correlazione tra addebito contestato e decisione disciplinare non va fatta alla stregua di un confronto meramente formale, ma deve dare piuttosto rilievo all’iter […]

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L’azione contro il cliente per il pagamento del compenso professionale presuppone la rinuncia al mandato

Vìola l’art. 34 cdf (già art. 46 codice previgente) l’avvocato che agisca contro l’assistito per il recupero di un proprio credito professionale, senza avere previamente rinunciato al mandato (Nel caso di specie trattavasi di una procedura di pignoramento presso terzi). Consiglio Nazionale Forense (pres. Mascherin, rel. Secchieri), sentenza del 29 novembre 2018, n. 164

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La sanzione è aggravata se l’illecito disciplinare è commesso da un Consigliere dell’Ordine

La determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di un mero calcolo matematico, ma è conseguenza della complessiva valutazione dei fatti (art. 21 ncdf), avuto riguardo alla gravità dei comportamenti contestati, al grado della colpa o all’eventuale sussistenza del dolo ed alla sua intensità, al comportamento dell’incolpato precedente e successivo al fatto, all’assenza di precedenti […]

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Il conflitto di interessi tra avvocato e cliente non è scriminato dall’eventuale presenza di un codifensore (che se ne facesse garante)

Il rapporto tra difensore ed assistito deve essere sempre diretto e basato sulla fiducia, e l’avvocato deve evitare sempre di trovarsi in posizione di conflitto di interessi anche potenziale con il proprio cliente: ciò, tanto nell’ipotesi che sia il solo difensore, quanto nella diversa ipotesi che altri colleghi siano associati a lui nella difesa del […]

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Rinuncia o revoca del mandato: fino al subentro del nuovo difensore, permane il dovere di informare l’ex cliente (ma non di depositare atti giudiziari)

La rinuncia al mandato difensivo non produce effetto nei confronti della (sola) altra parte, sino al momento della sostituzione del precedente difensore, ma non nei confronti del patrocinato, sicché permangono, in via esemplificativa, l’elezione di domicilio e l’obbligo di informare l'(ex) assistito di eventuali notifiche e comunicazioni ricevute, ma non quello di provvedere al deposito […]

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La rinuncia al mandato difensivo ha carattere recettizio e deve essere inequivoca

Quantunque l’art. 85 c.p.c. non prescriva alcuna formula sacramentale per la comunicazione all’assistito della rinuncia al mandato, la stessa -avendo carattere recettizio- ai fini della sua validità deve essere univoca nell’esprimere, senza ambiguità alcuna, la decisione di non proseguire nell’attività difensiva in favore del cliente (Nel caso di specie, l’avvocato aveva manifestato al proprio assistito […]

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E’ abnorme l’istanza probatoria dell’incolpato avente ad oggetto tutta la giurisprudenza attinente al proprio procedimento disciplinare

E’ abnorme e quindi inaccoglibile l’istanza probatoria dell’incolpato volta ad acquisire -documentalmente, ovvero mediante prova orale- i precedenti giurisprudenziali attinenti alla fattispecie oggetto del giudizio disciplinare a suo carico, attesa la vigenza del principio del libero convincimento del giudice non vincolato ai precedenti, di talché la giurisprudenza non può ritenersi oggetto di prova orale o […]

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La translatio iudicii per legittima suspicione non si applica ai procedimenti disciplinari avanti al CDD

L’istituto dello speciale rimedio della rimessione ad altro giudice per legittima suspicione -previsto per il procedimento penale dall’art. 45 cpp a garanzia della serenità ed imparzialità del giudizio e, quindi, in ultima analisi, dello stesso valore del “giusto processo”- non è applicabile al procedimento disciplinare innanzi ai CDD, che ha invece natura amministrativa, giacché a […]

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