L’appropriazione indebita costituisce illecito permanente

L’appropriazione indebita costituisce illecito deontologico permanente. Conseguentemente, il relativo dies a quo prescrizionale va individuato nel momento cui: 1) il professionista ponga fine all’omissione ovvero effettui il comportamento positivo dovuto, oppure 2) sollecitato in tal senso, opponga il rifiuto affermando l’asserita legittimità del proprio contegno, con la precisazione che tale diritto debba essere rivendicato espressamente nei confronti dell’altra parte contrattuale (cliente/parte assistita) e non nelle difese contro la pretesa punitiva dello Stato esercitata con il processo penale ovvero in sede disciplinare; 3) in ogni caso, al fine di evitare una irragionevole imprescrittibilità dell’illecito stesso, un “limite alternativo” alla sua permanenza deve essere individuato nella decisione disciplinare di primo grado.

Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Cancellario), sentenza n. 283 del 28 giugno 2024

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 283 del 28 Giugno 2024 (respinge) (sospensione)
- Consiglio territoriale: CDD Roma, delibera del 09 Aprile 2021 (sospensione)
Giurisprudenza CNF

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