I rapporti tra l’avvocato dell’imputato e la persona offesa dal reato

Per conferire con la persona offesa dal reato, assumere informazioni dalla stessa o richiedere dichiarazioni scritte, il difensore deve procedere con invito scritto, previo avviso all’eventuale difensore della stessa persona offesa, se conosciuto; in ogni caso nell’invito è indicata l’opportunità che la persona provveda a consultare un difensore perché intervenga all’atto (art. 55 cdf). Tali principi attengono al dovere di lealtà processuale a cui l’avvocato è sempre tenuto per il ruolo svolto nella giurisdizione, giacché il bene tutelato dalla norma non è soltanto la corretta amministrazione della giustizia, ma il corretto esercizio del diritto di difesa delle altre parti del processo messo in pericolo o leso da sollecitazioni di qualsiasi tipo atte ad indirizzare il contenuto di testimonianze, dichiarazioni o ritrattazioni rivolte a chi sia privo di adeguata assistenza e difesa tecnica (Nel caso di specie, l’avvocato si era prestato a convincere un teste a rimettere le querele e a ritrattare la propria deposizione con una controdichiarazione predisposta “nei minimi particolari”, facendogli così affermare falsamente, con forzature o suggestioni, che le precedenti dichiarazioni non corrispondessero al vero, con conseguente commissione del reato di autocalunnia).

Consiglio Nazionale Forense (pres. Greco, rel. Corona), sentenza n. 438 del 23 novembre 2024

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 438 del 23 Novembre 2024 (respinge) (sospensione)
- Consiglio territoriale: CDD Bologna, delibera n. 58 del 30 Agosto 2019 (sospensione)
Giurisprudenza CNF

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