La difformità tra contestato e pronunziato si verifica nelle ipotesi di c.d. “decisione a sorpresa”, ovvero allorchè la sussistenza della violazione deontologica venga riconosciuta per fatto diverso da quello di cui alla contestazione e, dunque, la modificazione vada al di là della semplice diversa qualificazione giuridica di un medesimo fatto, ditalché la condotta oggetto della pronuncia non possa in alcun modo considerarsi rientrante nell’originaria contestazione. Tale principio di corrispondenza tra addebito contestato e decisione disciplinare è inderogabile, in quanto volto a garantire la pienezza e l’effettività del contraddittorio sul contenuto dell’accusa ed è finalizzato a consentire, a chi debba rispondere dei fatti contestatigli, il compiuto esercizio del diritto di difesa, costituzionalmente garantito (Nel caso di specie, l’incolpato -sottoposto a procedimento disciplinare con la contestazione di essersi appropriato di ingenti somme del proprio assistito- veniva poi sanzionato per aver indotto l’assistito stesso a concedere un mutuo ad una società in difficoltà economica di cui l’incolpato medesimo era socio. In applicazione del principio di cui in massima, il CNF ha riformato la decisione disciplinare impugnata).
Classificazione
- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 337 del 24 Novembre 2016 (accoglie) (sospensione)- Consiglio territoriale: COA Roma, delibera del 12 Novembre 2012 (sospensione)
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