L’avvocato, condannato per riciclaggio di danaro, commesso avvalendosi di un collega di studio e di terzi ai quali chiede di intestarsi e di incassare assegni di provenienza illecita e di versargli poi il relativo importo in contante, oltre a rispondere della violazione dei doveri di probità, dignità e decoro nella salvaguardia della propria reputazione e della immagine della professione forense (art. 9, comma II C.D.), risponde anche della violazione di cui all’art. 63, I comma C.D., per avere compromesso nei rapporti interpersonali la dignità della professione e l’affidamento dei terzi.
Consiglio distrettuale di disciplina di Napoli (pres. Amodio, rel. Sposito), decisione n. 6 del 9 luglio 2019
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