Costituisce violazione degli artt. 14 e 26 cdf il comportamento dell’avvocato che assuma incarichi senza averne l’adeguata competenza tecnica. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Pizzuto), sentenza n. 23 del 23 febbraio 2024
Costituisce violazione degli artt. 14 e 26 cdf il comportamento dell’avvocato che assuma incarichi senza averne l’adeguata competenza tecnica. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Pizzuto), sentenza n. 23 del 23 febbraio 2024
Costituisce violazione dell’art. 9 cdf (Doveri di probità, dignità, decoro e indipendenza) il comportamento dell’avvocato che richieda un compenso ulteriore rispetto all’importo indicato nel preventivo per quella medesima attività professionale (art. 27 cdf). Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Pizzuto), sentenza n. 23 del 23 febbraio 2024
Costituisce violazione dell’art. 37 cdf (Divieto di accaparramento di clientela) il comportamento dell’avvocato che acquisisca clientela mediante agenzie o procacciatori, specie se in cambio di una percentuale sui compensi o di altri vantaggi. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Pizzuto), sentenza n. 23 del 23 febbraio 2024
La legittimazione a proporre impugnazione delle decisioni disciplinari del Consiglio territoriale compete esclusivamente all’incolpato (nel caso di affermazione di sua responsabilità), nonché per ogni decisione al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, al Procuratore delle Repubblica e al Procuratore Generale della Corte di Appello (art. 61 L. n. 247/2012), e non pure all’esponente, il cui eventuale ricorso […]
La rinuncia all’impugnazione proposta da parte del ricorrente determina la immediata estinzione del relativo procedimento per cessazione della materia del contendere, non essendo a tal fine necessaria la sua accettazione da parte dell’appellato, con conseguente stabilizzazione della decisione gravata (nella specie, cancellazione amministrativa dall’Albo – Sezione Speciale avvocati stabiliti per incompatibilità ex art. 18 L […]
Sebbene le condizioni di salute psicofisica dell’incolpato non costituiscano, di per sè sole, una scriminante per l’illecito deontologico (per il quale è infatti sufficiente la volontarietà dell’azione), pur tuttavia ben possono incidere -mitigandola- sulla relativa sanzione disciplinare. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Napoli, rel. Cassi), sentenza n. 4 del 22 gennaio 2024 NOTA:In senso conforme, […]
Per la giusta dosimetria della sanzione, e in particolare ai fini di un’eventuale mitigazione della stessa, tra le altre cose rilevano il grado non particolarmente elevato della colpa e l’assenza di dolo o intento fraudolento, la correttezza del comportamento precedente e successivo ai fatti, le vicende personali e professionali dell’incolpato nel periodo considerato, la ridotta […]
Accertata la sussistenza degli elementi idonei a sanzionare disciplinarmente la condotta del ricorrente, occorre determinarne la entità, considerando, a tal fine, che agli organi disciplinari è riservato il potere di applicare la sanzione adeguata alla gravità ed alla natura del comportamento deontologicamente non corretto. In particolare, la determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di […]
Al procedimento disciplinare si applica il principio generale secondo cui non può eccepire la nullità colui che vi abbia dato causa o abbia concorso a darne causa (Nel caso di specie, l’incolpato aveva eccepito l’asserita invalidità della condanna disciplinare per avere il CDD acquisito, dopo la chiusura del dibattimento, il documento prodotto dallo stesso incolpato […]
In tema di procedimento disciplinare, l’omessa lettura del dispositivo costituisce una mera irregolarità che non determina l’invalidità della decisione del CDD, giacché non è espressamente prevista una diversa e più grave sanzione (art. 59, comma 1, lettere l ed m L. n. 247/2012 nonché art. 26 Reg. CNF n. 2/2014 sul Procedimento disciplinare), la quale […]