La discrezionalità del Giudice disciplinare nel valutare la rilevanza delle prove

Il principio del libero convincimento opera anche in sede disciplinare, sicché il Giudice della deontologia ha ampio potere discrezionale nel valutare ammissibilità, rilevanza e conferenza delle prove dedotte. Non è pertanto censurabile, né può determinare la nullità della decisione, la mancata audizione dei testi indicati ovvero la mancata acquisizione di documenti, quando risulti che il […]

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Le sole (e mere) dichiarazioni dell’esponente non bastano a ritenere provato l’addebito

L’attività istruttoria espletata dal consiglio territoriale deve ritenersi correttamente motivata (come nella specie) allorquando la valutazione disciplinare sia avvenuta non già solo esclusivamente sulla base delle dichiarazioni dell’esponente o di altro soggetto portatore di un interesse personale nella vicenda, ma altresì dall’analisi delle risultanze documentali acquisite agli atti, che rappresentano certamente il criterio logico-giuridico inequivocabilmente […]

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Il CNF può integrare, in sede di appello, la motivazione della decisione del Consiglio territoriale

La mancanza di adeguata motivazione (nella specie, peraltro esclusa) non costituisce motivo di nullità della decisione del Consiglio territoriale, in quanto, alla motivazione carente, il Consiglio Nazionale Forense, giudice di appello, può apportare le integrazioni che ritiene necessarie, ivi compresa una diversa qualificazione alla violazione contestata. Il C.N.F. è infatti competente quale giudice di legittimità […]

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L’esercizio di attività professionale (anche non riservata) in periodo di sospensione

Pone in essere un comportamento deontologicamente rilevante l’avvocato che, durante il periodo di sospensione, svolga attività professionale, quand’anche per questa non fosse richiesta l’assistenza tecnica dell’avvocato (Nella specie, trattavasi di un tentativo di conciliazione nell’ambito di una controversia di lavoro). Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Baldassarre), sentenza n. 126 del 25 giugno 2021 NOTA: […]

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Esercizio di attività professionale in periodo di sospensione: la buona fede non scrimina l’illecito

Per la configurabilità dell’illecito disciplinare è sufficiente la volontarietà del comportamento dell’incolpato, senza che abbia rilievo la consapevolezza di violare un precetto disciplinare, ragion per cui l’asserita buona fede dell’incolpato non priva di rilevanza la condotta tenuta (Nel caso di specie trattavasi di esercizio di attività professionale in periodo di sospensione cautelare, la cui efficacia […]

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La sospensione cautelare ha la funzione di tutelare la dignità e il prestigio dell’Ordine forense

La sospensione cautelare (art. 60 L. n. 247/2012) non ha natura di sanzione disciplinare, costituendo piuttosto un provvedimento amministrativo a carattere provvisorio, svincolato dal procedimento disciplinare (di cui non presuppone la apertura), la cui ratio va individuata nell’esigenza di tutelare e salvaguardare la dignità e il prestigio dell’Ordine forense. Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. […]

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L’impugnazione della sospensione cautelare non ne sospende l’immediata efficacia esecutiva

La sospensione cautelare -che non ha natura di sanzione disciplinare- è immediatamente esecutiva sin dalla data di sua notifica e l’eventuale impugnazione al CNF non ha effetti sospensivi dell’esecuzione, giacché sarebbe altrimenti vanificata la ratio stessa dell’istituto in parola. Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Baldassarre), sentenza n. 126 del 25 giugno 2021

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Sanzione deontologica e precedenti disciplinari

In ossequio al principio enunciato dall’art. 21 cdf (già art. 3 codice previgente), nei procedimenti disciplinari l’oggetto di valutazione è il comportamento complessivo dell’incolpato e tanto al fine di valutare la sua condotta in generale, quanto a quello di infliggere la sanzione più adeguata, per la quale occorre effettuare un bilanciamento tra la considerazione di […]

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I criteri per la determinazione in concreto della sanzione disciplinare: aggravanti e attenuanti

La determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di un mero calcolo matematico, ma è conseguenza della complessiva valutazione dei fatti (art. 21 cdf), avuto riguardo alla gravità dei comportamenti contestati, al grado della colpa o all’eventuale sussistenza del dolo ed alla sua intensità, al comportamento dell’incolpato precedente e successivo al fatto, alle circostanze -soggettive […]

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