Procedimento disciplinare: inammissibile l’impugnazione da parte dell’esponente

La legittimazione a proporre impugnazione delle decisioni disciplinari del Consiglio territoriale compete esclusivamente all’incolpato (nel caso di affermazione di sua responsabilità), nonché per ogni decisione al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, al Procuratore delle Repubblica e al Procuratore Generale della Corte di Appello (art. 61 L. n. 247/2012), e non pure all’esponente, il cui eventuale ricorso […]

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L’estinzione del giudizio d’impugnazione al CNF per rinuncia al ricorso

La rinuncia all’impugnazione proposta da parte del ricorrente determina la immediata estinzione del relativo procedimento per cessazione della materia del contendere, non essendo a tal fine necessaria la sua accettazione da parte dell’appellato, con conseguente stabilizzazione della decisione gravata (nella specie, cancellazione amministrativa dall’Albo – Sezione Speciale avvocati stabiliti per incompatibilità ex art. 18 L […]

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La malattia dell’incolpato non scrimina l’illecito ma può eventuamente attenuare la sanzione

Sebbene le condizioni di salute psicofisica dell’incolpato non costituiscano, di per sè sole, una scriminante per l’illecito deontologico (per il quale è infatti sufficiente la volontarietà dell’azione), pur tuttavia ben possono incidere -mitigandola- sulla relativa sanzione disciplinare. Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Napoli, rel. Cassi), sentenza n. 4 del 22 gennaio 2024 NOTA:In senso conforme, […]

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Dosimetria della sanzione: le principali cause attenuanti

Per la giusta dosimetria della sanzione, e in particolare ai fini di un’eventuale mitigazione della stessa, tra le altre cose rilevano il grado non particolarmente elevato della colpa e l’assenza di dolo o intento fraudolento, la correttezza del comportamento precedente e successivo ai fatti, le vicende personali e professionali dell’incolpato nel periodo considerato, la ridotta […]

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I criteri per la determinazione in concreto della sanzione disciplinare: aggravanti e attenuanti

Accertata la sussistenza degli elementi idonei a sanzionare disciplinarmente la condotta del ricorrente, occorre determinarne la entità, considerando, a tal fine, che agli organi disciplinari è riservato il potere di applicare la sanzione adeguata alla gravità ed alla natura del comportamento deontologicamente non corretto. In particolare, la determinazione della sanzione disciplinare non è frutto di […]

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Procedimento disciplinare: la nullità non può essere eccepita da chi vi abbia dato causa

Al procedimento disciplinare si applica il principio generale secondo cui non può eccepire la nullità colui che vi abbia dato causa o abbia concorso a darne causa (Nel caso di specie, l’incolpato aveva eccepito l’asserita invalidità della condanna disciplinare per avere il CDD acquisito, dopo la chiusura del dibattimento, il documento prodotto dallo stesso incolpato […]

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Procedimento disciplinare: l’omessa lettura del dispositivo non determina l’invalidità della decisione del CDD

In tema di procedimento disciplinare, l’omessa lettura del dispositivo costituisce una mera irregolarità che non determina l’invalidità della decisione del CDD, giacché non è espressamente prevista una diversa e più grave sanzione (art. 59, comma 1, lettere l ed m L. n. 247/2012 nonché art. 26 Reg. CNF n. 2/2014 sul Procedimento disciplinare), la quale […]

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Il principio del libero convincimento opera anche in sede disciplinare

Il Giudice della deontologia ha ampio potere discrezionale nel valutare la conferenza e la rilevanza delle prove dedotte in virtù del principio del libero convincimento, con la conseguenza che la decisione assunta in base alle testimonianze ed agli atti acquisiti in conseguenza degli esposti deve ritenersi legittima, allorquando risulti coerente con le risultanze documentali acquisite […]

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L’avvocato è deontologicamente responsabile dei propri atti, anche se compiuti assecondando una “supplica” del cliente

L’avvocato esercita la professione forense in libertà, autonomia e indipendenza (art. 2 L. n. 247/2012, art. 9 cdf), sicché risponde deontologicamente del contenuto dei propri atti, quand’anche suggeritogli o richiestogli da terzi (nella specie, il cliente, per reagire ad una provocazione di controparte), giacché il dovere di difesa non giustifica la commissione di illeciti deontologici […]

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