Anche in sede disciplinare opera il principio di “acquisizione della prova”, in forza del quale un elemento probatorio, legittimamente acquisito, una volta introdotto nel processo, è acquisito agli atti e, quindi, è ben utilizzabile da parte del giudice al fine della formazione del convincimento. Conseguentemente, le risultanze probatorie acquisite, pur se formate in un procedimento diverso ed anche tra diverse parti, sono utilizzabili da parte del giudice disciplinare, ferma la libertà di valutarne la rilevanza e la concludenza ai fini del decidere, senza che, tuttavia, si possa negare ad esse pregiudizialmente ogni valore probatorio solo perché non “replicate” e “confermate” in sede disciplinare. Ciò, peraltro, non incide in alcun modo sul diritto di difesa dell’incolpato il quale, nel corso del procedimento, può: a) produrre documenti; b) interrogare o far interrogare i testimoni indicati; c) rendere dichiarazioni e, ove lo chieda o vi acconsenta, sottoporsi all’esame della sezione competente per il dibattimento; d) avere la parola per ultimo, prima del proprio difensore.
Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Ollà), sentenza n. 21 del 7 marzo 2023
NOTA:
In senso conforme, per tutte, Consiglio Nazionale Forense (pres. Masi, rel. Scarano), sentenza n. 15 del 28 febbraio 2023.
Classificazione
- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 21 del 07 Marzo 2023 (respinge) (radiazione)- Consiglio territoriale: CDD Palermo, delibera del 19 Novembre 2021 (radiazione)
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