La violazione del dovere di competenza nell’adempimento del mandato professionale

Il dovere deontologico stabilito dall’art. 14 ncdf (secondo cui l’avvocato non deve accettare incarichi che non sia in grado di svolgere con adeguata competenza) non può valere a fare sindacare tout court, sotto il profilo della responsabilità disciplinare, l’attività prestata dall’avvocato e le relative scelte tecniche, ma solo negli aspetti più macroscopici, ovvero in presenza di condotte professionali platealmente divergenti da quelle esigibili in concreto, sì da far ritenere l’assoluta inesistenza della sua “competenza”, intesa come mancanza in concreto di capacità professionale (Nel caso di specie, il professionista veniva sanzionato con la censura per aver “consigliato” al proprio assistito di fare richiesta del beneficio della sospensione condizionale della pena. In applicazione del principio di cui in massima, il CNF ha annullato la sanzione).

Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Salazar, rel. Baffa), sentenza del 7 aprile 2016, n. 54

NOTA:
In arg. cfr. pure, tra le altre, Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Vermiglio, rel. Damascelli), sentenza del 30 aprile 2012, n. 89.

Classificazione

- Decisione: Consiglio Nazionale Forense, sentenza n. 54 del 07 Aprile 2016 (accoglie) (assoluzione)
- Consiglio territoriale: COA Genova, delibera del 14 Aprile 2011 (censura)
Giurisprudenza CNF

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